Intraprendere un viaggio intercontinentale non e’ mai semplice come può essere una vacanza di qualche giorno a qualche chilometro da casa; ci sono aerei da prenotare, coincidenze da controllare, visti e eventuali alloggi in attesa di un volo o un treno.

Intraprendere un viaggio intercontinentale ai tempi del Coronavirus e’ quanto di più’ lontano dal semplice.

Innanzitutto c’e’ una nuova variabile che prima non veniva presa in considerazione, per lo meno non in questa misura; l’incertezza. Prima, si poteva scegliere quando viaggiare, a che ora prendere un aereo, dove arrivare e quanto a lungo restare. Il virus ha fatto si che tutte queste decisioni diventino quanto meno imprevedibili; non si e’ più’ padroni di scegliere quando,a che ora o dove andare e quanto a lungo restare. Le frontiere sono chiuse, i voli limitati, gli orari stabiliti dalle compagnie (solitamente solo un volo al giorno) e il ritorno…..beh quello e’ veramente imprevedibile.

Io tutte queste cose non le sapevo, le scoperte dopo…

Come molti altri, anche io nel 2020 avevo pianificato dei viaggi. Il viaggio di ritorno in Italia era quello che mi stava più’ a cuore, avrei portato mia figlia, a Maggio, per il suo primo compleanno a conoscere quella parte della famiglia. 

Come molti altri, il piano e’ saltato.

Il virus e’ arrivato anche in Australia, il lockdown e’ arrivato anche qui e io mi sono gettata nel lavoro. Lo smart working ha fatto si che si lavorasse ancora più di prima, ma grazie alla posizione geografica in cui mi trovavo e al mio settore lavorativo, sono riuscita ad aiutare tanti ragazzi ad avere un posto sicuro in cui alloggiare e un lavoro, nel pieno della pandemia. Il che mi ha aiutato ad affrontare con serenità’ quello strano periodo.

L’idea del viaggio era stata accantonata miseramente e l’Italia sembrava ancora più’ lontana del solito.

Poi a fine Maggio la notizia, mia nonna materna,l’ultima nonna rimasta, ha un tumore all’intestino. Deve subire un intervento delicato e non si sa se sopravviverà’, ne’ all’intervento in se, ne’ al virus se dovesse contrarlo.

Passano settimane di ansia e preoccupazione, quando si e’ lontani e’ veramente complicato essere positivi, soprattutto perché noi in Australia non avevamo la minima percezione di quello che stava realmente accadendo in Italia.

La pellaccia dura di mia nonna la fa sopravvivere all’intervento e reagisce bene al recupero post-operatorio. Il tumore c’e’ ancora ma hanno “tamponato” quello che si poteva, dandole ancora qualche mese o anno di vita. Lei, decide di non fare la chemioterapia e godersi il tempo che le e’ rimasto.

Questo fa scattare una molla dentro di me, e decido di partire, voglio farle conoscere la sua prima pronipote prima che se ci lasci. O per lo meno, decido di “provare” a partire; e’ questa la nuova condizione dei viaggiatori, provare a partire.

E così la macchina organizzatrice si mette in moto, cosa fare per poter partire, e come non avevo mai fatto prima, ho iniziato facendo una lista che mi guidasse attraverso i vari step da intraprendere.

Una lista lunghissima di cose da fare, che il solo guardarla mi faceva perdere le speranze.

Premettiamo inoltre che non avrei viaggiato sola ma con la mia bimba di 14 mesi…il che complica un pelino le cose.

Quindi, la lista, primo step chiedere il permesso di viaggio- Permit of travel outside Australia for Australian Citizen.

L’Australia infatti e’ uno dei pochi paesi al mondo che ha negato la possibilità di uscire dal paese ai propri cittadini. Questa scelta che e’ stata criticata da molti, come una forte violazione della libertà’ privata, anche se permesso all’Australia di essere stata una delle migliori mazioni nel fronteggiare l’emergenze Cornavirus; vero anche che la bassa densità’ di popolazione e’ un aiuto non da poco.

Una ragione di più’ facile comprensione  forse, e’ che all’inizio della pandemia il governo australiano si era preso l’onere di pagare la quarantena ai cittadini che rientravano dall’estero, se avessero lasciato aperte le frontiere in uscita i costi e soprattutto la disponibilità di alloggi avrebbero raggiunto le stelle.

Il governo ha poi cambiato rotta verso la meta’ di luglio 2020, da quel momento in poi i cittadini di ritorno avrebbero dovuto prendersi carico dei costi della quarantena, che variano da stato a stato, nel Queensland sono intorno ai 2.800 dollari a persona.

Per prima cosa, quindi, bisogna ottenere il permesso di uscita, ci sono diversi motivi per cui si e’ autorizzati a viaggiare e a rientrare, sopratutto. Per lavoro, in risposta alla pandemia (cioè’ per portare soccorso, non e’ molto chiaro in che senso), per trattamenti sanitari urgenti non disponibili in Australia, per motivi compassionevoli ( o caritatevoli?) e umanitari, se il viaggio e’ di interesse nazionale (??) o se il tuo viaggio ha motivazioni legali e durerà’ per più’ di tre mesi.

Io ho potuto utilizzare per “compassionate or humanitarian grounds”, che non ho capito se vuole dire che provi pena per chi ti vai a trovare o per te stesso che stai per intraprendere un viaggio durante una pandemia.

Il primo permesso l’ho compilato in fretta e furia, descrivendo la situazione e aggiungendo solo i nostri passaporti, mio e di mia figlia.

Le speranze di ottenere una risposta positiva era pochissime, sentivo di situazioni allucinanti di famiglie bloccate lontane per mesi,di coppie separate dalla pandemia per via dei visti.

In realtà’ pensavo fosse una di quelle forme che compili online e finiscono perse nel web senza ottenere risposta per mesi e mesi.

Invece, con mia grande sorpresa il 10 Giugno 2020 arriva il primo rifiuto, ma con i dettagli per una nuova richiesta.

 

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Thank you for your enquiry.

Unfortunately, you have not provided sufficient documentary evidence for an assessment of your

eligibility for exemption from the current COVID-19 travel restrictions.

Please lodge a new request and provide more information to support your request. Including, for

example:

·Proof of relationship such as birth certificates

·Letter from a medical professional, hospital records (needs to be translated)

Statement on when the individual intends to return to Australia and what the care arrangements will

be for their family member when they return.

UNCLASSIFIED

Documents need to be in English or accompanied by an accredited translations.

You will now need to submit a new web form request for consideration with all supporting

documentation including documents previously provided. Please include a statement that this is

second request for exemption. To submit a new request go to:

https://immi.homeaffairs.gov.au/help-support/departmental-forms/online-forms/covid19enquiryform

Kind Regards,

Andrea

Mi adopero subito per la nuova richiesta, questa volta con l’aiuto di un traduttore NAATI per la traduzione del certificato medico che dichiara la condizione medica di mia nonna. Ovviamente con i dovuti costi.

Dopo poco, il 23 Giugno 2020,il secondo rifiuto, iniziavo a prenderci gusto!

UNCLASSIFIED

Dear Barbara Dell’Orfano,

Thank you for your enquiry.

Unfortunately, you have not provided sufficient documentary evidence for an assessment of your eligibility for exemption from the current COVID-19 travel restrictions.

Please lodge a new request and provide more information about:

-Proof of relationship such as birth certificates

-Letter from a medical professional, hospital records (needs to be translated)

-Statement on when the individual intends to return to Australia and what the care arrangements

will be for their family member when they return.

Documents need to be in English or accompanied by an accredited translation.

You will now need to submit a new web form request for consideration with all supporting documentation including documents previously provided. Please include a statement that this is second request for exemption.

If you decide to lodge a further request, you should provide as much information as possible, including any documentary evidence that would demonstrate your reasons for requesting an exemption to Australia’s travel restrictions.

To submit a new request go to: https://immi.homeaffairs.gov.au/help-support/departmental-forms/online-forms/covid19-enquiry-form

Yours sincerely,

Snezana

Ovviamente, come sempre, si ha a che fare con delle persone, quindi a seconda dell’operatore che prende in mano la pratica ci sarà’ una diversa risposta, sottile,ma diversa. Questo l’ho potuto notare negli anni avendo a che fare con l’immigrazione Australiana nel mio percorso di visti.

Alla fine,ho ottenuto il permesso il 5 Luglio 2020.

UNCLASSIFIED

Dear Ms Barbara DELL’ORFANO,

Thank you for your application for discretion of the recent travel restrictions placed on Australian Citizens and Permanent Residents for departure of Australia.

The Australian Border Force (ABF) has considered your request and the delegate of the ABF Commissioner has determined that your application to travel is authorised.

The approval is for the following clients:

Ms DELL’ORFANO Barbara

Ms ******  Alma

Your departing port has been notified that you are able to depart Australia. Your departure from Australia is subject to standard border clearance processes. You do not need to re-apply for permission to depart if your flight details or departing port change.

Please note that anyone leaving Australia should be aware that a number of countries are implementing their own border restrictions in response to COVID-19 and the international air network is reducing in capacity. Your ability to enter another country or return to Australia may be severely impacted.All travel restrictions including those for entering Australia are under constant review by the Australian Government and may be subject to change at short notice.

Yours sincerely,

Maria

Ringrazio Maria (sarà’ un caso che proprio Maria mi ha approvato il permesso???),finalmente la macchina organizzativa poteva mettersi in moto.

Quindi, secondo step fu di comunicare a lavoro la mia imminente partenza, cosa che comunque era già’ stata presa in considerazione, era la mia ultima stagione poi avrei comunque lasciato quel paese e quindi il posto di lavoro.

Dopo di che il biglietto di volo.

Ho deciso di prenotare con la compagnia di sempre, essendo loro cliente da molti anni ho potuto ottenere uno sconto. Prenotai andata e ritorno ad un prezzo contenuto e con anche con delle tempistiche a me favorevoli. La prenotazione online e’ andata come sempre, informavano solo che avrei dovuto avere il permit of travel con  me in aeroporto, altrimenti non sarei potuta salire sull’aereo. Le date ovviamente non erano molte, bisognava prendere cio’ che si trovava. Il biglietto di andata lo trovai con degli orari perfetti ma il ritorno sarebbe stato faticoso.

Una volta ottenuto il biglietto, che già’ inizi a crederci davvero che partirai, ho cominciato a ottenere informazioni per quanto riguardava l’ingresso in territorio Italiano. Bisognava, infatti, notificare il proprio arrivo alla ASL di competenza, dando un indirizzo in cui si sarebbe svolta la quarantena fiduciaria. Un passaggio molto semplice anche qui, un modulo online, a cui non dai molta fiducia ma poi arriva quasi subito una mail di conferma dalla ASL di Milano, nel mio caso.

Per l’ingresso in Italia non sembravano esserci altre trafile da seguire. Ho ricercato online esperienze di quarantena fiduciaria in Italia.

La differenza di gestione della pandemia dei due paesi, su questo punto, era disarmante.

In Australia, sul sito del Queensland Health, quindi la sanità’ pubblica si poteva trovare tutte le informazioni nei dettagli sulla quarantena in Hotel, costi e dinamiche; per quanto riguarda l’Italia, le informazioni che giravano sul web erano molto discordanti e poche ufficiali, chi diceva che non c’era nessun controllo e chi invece dichiarava di essere stato controllato tutti i giorni dalla Polizia locale.

Tra mille dubbi e perplessità’ il mio viaggio cominciava ad essere reale e pronto.

Data l’incertezza costante dovuta al virus, ho contattato la compagnia aerea ogni 3 giorni per ottenere notizie, rispondeva sempre lo stesso operatore di Melbourne, non ricordo il suo nome, ma ho il presentimento che lui ricordi il mio….

Il distanziamento sociale per i voli internazionali non era una prerogativa ma data la chiusura dei confini gli aerei volavano con il 40-50% dei passeggeri, quindi, ad esempio, avevamo 4 sedili tutti per noi! Non dovetti preoccuparmi del fatto che Alma,mia figlia, non ci stava nella culla dell’aereo perché’ troppo lunga….(sono davvero minuscole comunque).

Un altro punto importante che un tempo non avrei preso in considerazione durante la preparazione di un viaggio, era l’assicurazione sanitaria. Stipulai infatti una Travel and Health insurance, che avrebbe coperto la durante della viaggio e sopratutto eventuali costi di alloggi imprevisti eccetera. Tra l’altro come residenti in Australia non si ha più’ diritto alla copertura sanitaria, per intenderci la mia tessera sanitaria italiana non funziona. Una delle paure peggiori di questo viaggio era quella di trovarmi bloccata in un dei paesi di transito, che so, aeroporto di Dubai o Singapore; oltre che ovviamente la paura di cancellazioni o quant’altro.

Nonostante le duemila telefonate con la compagnia aerea, a 3 giorni dal viaggio mi arriva una mail dalla stessa in cui mi informano che per salire sull’aereo devo effettuare un Covid test, effettuato non oltre le 72 ore prima del volo. Questa arriva come una novità’, non era un infatti una prerogativa fino a qualche ora prima ( il famoso operatore di Melbourne a cui avevo chiesto più’ volte, si scuso’ spiegando che Dubai aveva cambiato le regole nelle ultime ore)

Fortunatamente mi trovo in Australia in un piccolo paese dell’interno e mi ci vuole solo una chiamata al medical centre per prenotare il test che mi fanno di li’ a un’ora e il risultato mi arriva il venerdì’ prima di prendere il volo, sarei partita il sabato. Il test, tra l’altro lo avrei dovuto fare solo io e non la bimba.

Passo successivo, sempre odioso per me, le valigie. Tediose più’ che mai ora che ho anche quelle di mia figlia a cui pensare. In aeroporto mi avrebbero dato tutto l’occorrente, mascherine, igienizzante etc…quindi per lo meno non mi dovevo preoccupare di quello.

Il momento del viaggio si avvicinava e l’ansia cresceva in maniera esponenziale. Un altro punto interessante e’ stato la quantità’ di documenti che ho dovuto stampare e portare con me. Dal permesso di viaggio all’assicurazione, dalla copia dei passaporti fino al certificato di nascita di mia figlia e il certificato di cittadinanza per me…insomma la cartelletta dei documenti non ci stava nella borsa a tracollo…

Con tutte queste prerogative, l’orizzonte non sembrava roseo…ma a parte la qualità’ del cibo ha subito un duro tracollo e la mascherina da tenere durante TUTTA la durata del viaggio (24 ore), e’ stato piacevole non trovare nessuno in aeroporto, piacevole avere 4 posti tutti per noi e poter fare un po’ di casino senza infastidire quasi nessuno. Insomma come primo volo intercontinentale per mia figlia non e’ stato poi così’ male. Tra l’altro, ero riuscita trovare il volo che partiva la sera tardi, si e’ addormentata durante il decollo…una favola!

Certo, il controllo documenti e’ diventata una trafila lunghissima, la temperatura viene presa almeno una quindicina di volte….e il non trovare un bar aperto a Dubai per prendere un caffè’ semi-decente e’ stato davvero spiacevole. Tra l’altro nel passaggio da un Gate all’altro per il controllo bagagli e quindi controllo temperatura, tenevo la bambina nel marsupio. Ora mia figlia e’ un torello, pesa la bellezza di 15 chili ed e’ già’ quasi più’ alta di me (io sono nemmeno 1 metro e 60), quindi Alma nel marsupio, bagaglio a mano, borsa a tracollo e baby bag, arrivavo ai controlli sudata da fare schifo e accaldata al massimo, con una paura infantile di venir bloccata al controllo temperatura. Per questioni di sicurezza, i carrelli per i bagagli non erano disponibili, e nemmeno i passeggini per i bambini….questa notizia mi e’ arrivata in aeroporto come un schiaffo…

Una volta atterrati a Milano Malpensa si viene catapultati nel modo di fare italiano, file inutili e controlli sbrigativi. Nessuno in grado di dare risposte certe e decise. Lasciamo l’aeroporto in fretta, per modo di dire, la fila per controllare la dichiarazione che hanno richiesto per l’ingresso, e’ lunghissima e non si da’ nessuna priorità’ a donne incinta o famiglie.

Fuori, nel caldo afoso di Milano in Agosto, mio padre che ci viene ad accogliere, vedere solo i suoi occhi che sorridono,la mascherina sul viso, non essere sicuri di potersi abbracciare, vedere i suoi occhi cadere su Alma per la prima volta, e sentirsi chiamare nonno…la fatica del viaggio (e della sua preparazione) cancellata da un sorriso nascosto in una mascherina.