Le due reti australiane costano a persona la metà di quello che costa la RAI

Nel panorama televisivo italiano siamo abituati ad un solo broadcast radio-televisivo pubblico, la RAI. A differenza in Australia, il governo federale vanta due emittenti radio- televisive pubbliche: l’ABC (Australian Broadcasting Corporation) e l’SBS (Special Broadcasting Services). Le due emittenti svolgono una funzione pubblica-culturale vitale nello scenario dei media australiani. Tanto è che nel report (National Broadcasters Efficiency Review 2018) del Minister for Communications and Arts, le emittenti pubbliche sono descritte “come tesori nazionali da proteggere con cura”. ABC e SBS svolgono un ruolo fondamentale nel formare il senso di identità nazionale, nell’informare, intrattenere e riflettere le differenze culturali della comunità. Sebbene le due emittenti siano entrambe finanziate dal governo federale, sono due imprese ben distinte. Hanno il proprio consiglio di amministrazione, agende distinte e godono delle rispettive indipendenze editoriali che non possono essere influenzate dal Governo. Le due emittenti sono finanziate attraverso la tassazione pubblica: gli australiani non pagano il canone. Il costo giornaliero delle due reti a persona equivale complessivamente a circa 10 centesimi di euro, la metà rispetto a quello della RAI che ammonta a 20 centesimi. C’è da dire però che l’azienda del Bel Paese è una delle emittenti piú grandi d’Europa, la quinta per l’esattezza.

ABC, la piú grande offerta multimediale australiana

ABC è il più grande media-broadcast pubblico australiano. Fondata nel 1932 come una singola stazione radio, ABC ha attraversato differenti sfide negli anni. Il primo canale televisivo fu inaugurato a Sydney e Melbourne nel 1956. Allora la copertura su scala nazionale non era possibile: l’ostilità del suolo australiano, la bassa densità demografica e la tecnologia disponibile non la rendevano possibile. Ogni città capitale aveva il proprio canale televisivo e telegiornale. Solo verso la fine degli anni 70’ con l’introduzione della trasmissione satellitare, ABC riusciva a raggiungere l’intera Australia, anche grazie al sostegno del Country Party. Oggi ABC è una multipiattaforma mediale che vanta un’offerta di 4 canali televisivi (piú 2 HD), 56 stazioni radio, digital radio e altri servizi online. L’offerta digitale include ABC iview, streaming, ABC news, current affairs on-line, ABC Open, abc.net.au e podcast. Secondo il National Broadcasters Efficiency Review 2018 (NBER 2018), ogni mese ABC raggiunge più di 20 milioni di Australiani.

Il modello a cui si ispira la rete è quello della televisione pubblica inglese, la BBC, spesso considerata informalmente “aunty” o zia. Infatti come per quest’ultima, l’indipendenza editoriale è uno dei suoi valori fondamentali. Nonostante negli anni abbia subito diverse ingerenze da governo e partiti, è ben lontana da ciò che é avvenuto in Italia con la, ormai superata o quasi, lottizzazione partitica della RAI. L’ABC é finanziata al 93% dal governo, mentre il restante 7% avviene tramite la vendita di prodotti e servizi. I ricavati delle vendite devono essere reinvestiti nella produzione di contenuti non potendo per legge trasmettere la pubblicità all’interno dei palinsesti o generare profitti. Nel 2019 il costo giornaliero di ABC ammontava a 11 centesimi di dollaro australiano (circa 6 centesimi di euro) per ogni persona su un totale di popolazione di 24,8 milioni di abitanti.

L’ABC è il media australiano più credibile e la sua offerta multimediale è ben accolta dalla popolazione come testimonia un sondaggio realizzato nel 2018 al quale 83% degli australiani rispondeva di apprezzarne i servizi e di riconoscerne un ruolo fondamentale per la comunità nazionale.

SBS, il broadcast multilinguistico unico al mondo che parla la tua lingua

L’altra emittente pubblica è SBS (Special Broadcasting Service). La sua mission aziendale è di “contribuire ad una più equa, coesa e armoniosa società australiana attraverso la fornitura di servizi radiotelevisivi multilinguistici e multiculturali”. In altre parole, SBS promuove la coesione sociale attraverso contenuti e notizie affidabili. Parte della sua programmazione contribuisce a migliorare l’integrazione e l’adattamento dei nuovi arrivati in Australia. In aggiunta, la rete promuove la diversità sessuale destinando la sezione Pride della piattaforma on-line ai diritti della comunità LGBTQI (Lesbian, Gay, Bisexual, Trans, Queer, Intersex). Secondo un sondaggio effettuato da FECCA “l’88% dell’audience della rete crede che SBS aumenti la coesione sociale con storie raccontate a 360° da persone con punti di vista differenti e provenienti da diverse culture’’. Anche il suo staff é ben integrato e coinvolto all’interno dell’attività aziendale. Infatti, in un sondaggio interno effettuato nel 2017 (Employees Opinion Survey), il 98% degli impiegati intervistati ha dichiarato di essere fiero di lavorare presso SBS.

Attraverso il suo sito e i suoi programmi radio-televisivi, l’emittente fornisce informazione e intrattenimento in 68 lingue straniere. Il NBER 2018 stima che il 41% della programmazione dei canali televisivi SBS e Viceland sia in lingue straniere, mentre il 95% della programmazione radio non è in inglese. SBS ha iniziato le sue trasmissioni nel 1975 con due stazioni radio. Oggi la rete ogni mese raggiunge più di 13 milioni di australiani grazie al proprio network che comprende: 4 canali televisivi, incluso il canale NITV (National Indigenuos Television) interamente dedicato alla popolazione indigena, 2 canali HD, 9 stazioni radio e una vasta offerta online ricca di servizi on-demand e podcasts. Per accedere ai contenuti del portale non è necessaria la registrazione on-line. Tuttavia, per fruire dell’offerta on-demand, bisogna creare l’account sul sito o accedere tramite il profilo Facebook o Google. Questo significa che grazie alla raccolta dati di SBS, il sito offre una migliore user experience con servizi personalizzati in base ai gusti dell’utente.

SBS è considerata una struttura ibrida perché è sovvenzionata in gran parte dal governo, ma anche dalla vendita di servizi. Ha una dimensione più ridotta rispetto ABC, ricevendo approssimativamente un quarto dei fondi di ABC. Nel 2019, ogni australiano spendeva in media meno di 5 centesimi al giorno per finanziarla. Il totale dei finanziamenti pubblici ammonta a due terzi delle proprie entrate. La restante parte è generata dalla vendita di programmi, diritti e spazi pubblicitari. Le pubblicità all’interno dei palinsesti non sono però invasive, in quanto limitate alla durata di 5 minuti per ora.

Ci si può fidare? E chi sono gli altri competitors?

Source: Australia – Reuters Institute Digital News Report 2019

Lo scenario nel quale operano i due broadcasts pubblici non si può capire appieno, senza avere una comprensione più generale del particolare contesto economico e mediale nel quale competono.

L’Australia ha una delle più grandi concentrazioni di proprietà mondiali nel mercato dei media. A conti fatti, sono due le aziende che ancora dominano il mercato down-under dei media. Secondo la ricerca di Eli Noam effettuata in 29 paesi, nel 2016 l’Australia era superata solo da Cina ed Egitto per concentrazione di proprietà nei giornali. Seguendo lo studio, la compagnia News Corp, con a capo l’australiano Rupert Murdoch (ora cittadino statunitense), possedeva circa il 57,7% del mercato dei media australiani, mentre la restante fetta di mercato era ed è ancora detenuta in maggioranza da Nine Entertainment. La situazione è però in seguito peggiorata. Nel 2018, Nine Entertainment ha scalato FairFax Newspapers per poi rivendere 160 giornali regionali al CEO della societá Domain, Antony Catalano. In più, all’inizio del 2020 l’unica agenzia di stampa nazionale, l’Australian Associated Press, ha chiuso i battenti perché ritenuta non redditizia. Nel giugno 2020 è stata poi riacquistata da un consorzio di investitori e filantropi.

Detto ciò, è facile capire come i due broadcasters di Stato siano diventati i top brands dell’offerta mediale australiana. Per avere una idea, ABC e SBS sono le fonti più autorevoli di notizie, seconde solo alla Federal Police, State Police e l’High Court. L’impegno di entrambe le stazioni nel mondo dell’informazione è continuo e palpabile. La quantità di tempo che le due reti dedicano a nuovi contenuti d’attualità e notizie sono esponenzialmente maggiori, se comparate alle altre TV commerciali gratuite.

Ruolo del governo, ingerenze politiche e critiche

Seppure lo Stato garantisca la completa indipendenza editoriale dei due enti pubblici, ha comunque un ruolo non marginale nel loro funzionamento. Mi spiego meglio, le due reti devono giustificare ogni anno le rispettive spese e investimenti di fronte al Parlamento. In piú, ogni anno devono produrre l’Annual Report, cioè una descrizione dettagliata degli obiettivi raggiunti nell’anno precedente, e seguire le linee guida future. Le due reti ricevono finanziamenti ogni 3 anni ed è proprio la natura triennale dei fondi pubblici a generare alcune problematiche al loro funzionamento. In primo luogo, perché il termine di tre anni non sarebbe abbastanza per consentire alle due aziende una pianificazione a lungo termine. Secondo, i fondi potrebbero essere usati per minarne l’indipendenza. Infatti, già nel 2018 si considerava la possibilità di finanziare le due emittenti su base decennale.

Tuttavia, il Governo si mantiene a debita distanza quando si tratta di assegnare le maggiori cariche di comando dei due broadcasts. La nomina del consiglio d’amministrazione dei rispettivi emittenti è basata sul merito ed ha diverse similitudini con il metodo adottato dalla BBC. Simile metodologia è stata anche adottata dalla RAI con la Riforma del 2015. In pratica, entrambi i consigli di amministrazione delle due reti pubbliche australiane sono composti dal Chairperson, Managing Director, Director eletto dallo staff e un massimo di 6 non-executive Directors. Una volta che si libera una posizione all’interno del consiglio di amministrazione il Ministro delle Comunicazioni nomina con un contratto part-time di 3 anni un comitato indipendente (independent panel) che si occupa delle selezioni. L’independent panel inizia le consultazioni con il consiglio e seleziona 3 candidati per ogni posizione. Successivamente la lista è consegnata al Prime Minister che dopo aver trovato un accordo con il leader dell’opposizione incarica le nomine del Managing director o del Chairperson (il Presidente). Invece, qualora il Prime Minister scegliesse una candidato al di fuori della lista dell’independent panel, la sua scelta dovrà essere giustificata da entrambe le Camere del Parlamento.

Per quel che riguarda ABC, la rete ha subito negli anni numerose critiche per alcune prese di posizioni editoriali e affiliazioni politiche di giornalisti presunte o di fatto. Uno dei più recenti episodi risale alla fine del 2018, quando il manager director, Michelle Guthrie fu licenziata senza preavviso. Alcune settimane dopo, il Presidente Justin Milne rassegnò le dimissioni. Il motivo alla base del suo allontanamento si traduceva in delle presunte accuse di voler licenziare dei giornalisti scomodi al governo, minando così l’indipendenza editoriale. Da tutto ciò scaturì un’inchiesta parlamentare e, spinto dal desiderio di restaurare la calma, il Primo Ministro nominò per il ruolo di Presidente un’icona dei media e del giornalismo australiano, Ita Buttrose. Nel giugno del 2019, un altro episodio scosse ancora l’opinione pubblica, quando la Federal Police fece irruzione all’interno della sede dell’ABC, cercando documentazioni sull’intervento delle forze armate australiane in Afghanistan. Questi episodi assieme alla chiusura dell’agenzia di stampa nazionale hanno fatto scalare l’Australia dalla 21esima alla per 26esima posizione nel World Press Freedom Index del 2020 stilato da Reporters Without Borders.

2030 e il futuro delle radio-televisione pubblica

L’Australian Government stima che con tutta probabilità tra 20-30 anni le reti radio- televisive spariranno, perciò entro il 2030 le due emittenti pubbliche dovranno aver completato la migrazione dal broadcast ai servizi digitali. Pertanto, incoraggia fortemente i due broadcasts ad investire nelle piattaforme digitali. Su questo SBS è già in vantaggio rispetto ad ABC.

Buona visione a tutti.

Luciano Gerry Gerardi